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Il Cilento è sinonimo di bellezza e fascino, non solo per le splendide coste, ma anche per gli splendidi e ancora poco conosciuti paesaggi interni, punteggiati di borghi pittoreschi arroccati sulle colline nei quali sopravvivono tradizioni antiche legate alla terra, ai suoi frutti, a una gastronomia che ha fatto del “mangiar bene e sano” il suo tratto distintivo.
Il Cilento dell’entroterra, meno conosciuto di quello costiero, è un luogo magico che vale davvero la pena di scoprire e visitare.
La zona di cui parliamo ricade in parte nel Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, un territorio caratterizzato da un patrimonio naturalistico di valore immenso.
Non solo tradizioni, dunque, non solo cibo sano e piccoli borghi antichi, ma anche la possibilità di ammirare la natura in tutto il suo splendore, fatto di una fauna e una flora rare, fragili e testarde allo stesso tempo.
Cilento, fra mito e realtà
Il Cilento è protagonista da sempre di opere letterarie e leggende, basti pensare a Omero che, scrivendo l’Odissea, qui colloca la patria delle sirene.
Dalle coste rocciose cilentane, le malefiche e bellissime creature attiravano con i loro canti e le voci magnifiche gli ignari marinai che, resi folli dall’amore, andavano a schiantarsi con le loro navi contro le rocce.
Un mito che serve anche a spiegare la furia del mare cilentano e l’asprezza di un territorio che, in passato, ha fatto molte vittime fra i primi visitatori.
Secondo gli studiosi, l’isola delle sirene è quella che si trova davanti a Punta Licosa, nei pressi di Castellabate: è proprio qui che Ulisse chiese ai suoi compagni di farsi legare all’albero maestro della sua nave per poter ascoltare il magnifico canto delle sirene e, allo stesso tempo, uscirne vivo.
Sempre in Cilento, Virgilio colloca la tragica vicenda di Palinuro, nocchiero di Enea, che cade in mare proprio nei pressi della cittadina cilentana e, salvatosi dalla furia dei flutti, viene barbaramente ucciso dagli abitanti del luogo, il che descrive i difficili rapporti tra i primi stranieri che giungevano nella zona e i nativi.
In Cilento è ambientato anche il mito di Giasone e degli Argonauti, alla ricerca del Vello d’Oro: la leggenda vuole che Giasone e i suoi si fermarono per fare sacrifici alla dea Hera in un santuario alla foce del Sele, che è quello di Hera Argiva, le cui vestigia sono ancora visibili.
Cilento: una storia lunga e bellissima
Il volto del Cilento è stato profondamente cambiato dall’arrivo dei Greci e dai loro rapporti con i popoli dell’entroterra che già vi abitavano.
Il risultato è un luogo in cui si fondono tradizioni greche, italiche e romane, il cui territorio presenta l’asprezza di una terra che si è mantenuta isolata, conservando gelosamente le sue tradizioni, e la generosità di un territorio che ha accolto popoli diversi, col loro seguito di tradizioni, arte, cultura.
La magia del Cilento è proprio questa: la capacità di cambiare, il mutevole volto che presenta ai suoi visitatori.
Non è facile entrare nelle sue grazie, ma una volta compreso, il Cilento sa ripagare chi lo ama con un affetto che difficilmente si potrà dimenticare.
Un’oasi naturalistica di rara bellezza
Nel 1997 il Cilento è inserito fra le 350 Riserve mondiali della biosfera del Mab-UNESCO: si tratta di aeree protette che hanno l’obiettivo di tutelare la biodiversità e promuovere lo sviluppo compatibile.
Nel 1998 i siti archeologici di Paestum e Velia e il Vallo di Diano sono inseriti nel patrimonio mondiale dell’Umanità, sempre il Cilento è conosciuto nel mondo come patria della Dieta Mediterranea, proclamata patrimonio culturale immateriale dell’Umanità nel 2010, lo stesso anno in cui il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano ed Alburni entra a far parte della rete europea dei Geoparchi.
Il Cilento ha una storia antichissima che inizia circa 500.000 anni fa, quando si forma il suo territorio: la fascia costiera in cui si alternano promontori, scogliere e grotte e quella interna, segnata dalla presenta delle montagne, le Dolomiti del Mezzogiorno, complesso montuoso che supera i 1700 metri.
Alla scoperta del Cilento interno facendo trekking!
C’è un’attività che più di ogni altra consente a chi la pratica di comprendere appieno tutto il fascino di un luogo: il trekking.
Fare trekking è un modo perfetto per immergersi completamente in un territorio, diventarne parte, assaporare i dislivelli del terreno, respirare l’aria che cambia al cambiare dell’altitudine, sentire la fatica nelle gambe e quindi riuscire a percepire le distanze, l’importanza dei sentieri, la bellezza del panorama, vissuto come una conquista, quando si giunge a destinazione.
Cosa vuol dire fare trekking? Significa percorrere a piedi itinerari di diversa natura e difficoltà. C’è l’imbarazzo della scelta e, oggi, i percorsi di trekking sono molto eterogenei e adatti anche a chi non è un gran camminatore.
Di certo, è necessario essere in buone condizioni di salute e armarsi di pazienza, perché il trekking è un’attività sconsigliata a chi vuole ottenere tutto e subito!
Il bello è proprio questo: tutto ciò che si ottiene, durante il trekking, è guadagnato metro dopo metro da chi lo pratica, ogni cosa assume un valore: il panorama che si è arrivati ad ammirare dopo una lunga e faticosa salita, la sensazione di appagamento quando si scorrono le foto bellissime della giornata e le gambe fanno ancora male…
Di certo, fare trekking è un toccasana per il corpo e per la mente: di solito i percorsi durano qualche ora, un tempo “rubato” allo stress cittadino, ai ritmi frenetici quotidiani, ai rumori assordanti della città…
Mentre fai trekking tutto ciò che fai e sei durante il giorno è lontano: ci sei solo tu e la natura, una natura meravigliosa, che ti accarezza con i suoi silenzi, i cielo azzurri, il verde dei boschi.
In particolare, i sentieri di trekking in Campania sono tantissimi, presentano diverse opportunità (dagli itinerari più facili a quelli più complessi) e sono un modo perfetto di conoscere questa parte della regione, il Cilento, ancora così misteriosa e suggestiva.
Da considerare, inoltre, che non esiste solo il trekking estivo, ma che ci sono moltissime possibilità di fare trekking in Campania anche d’inverno: la regione ha un clima per lo più mite e dunque anche è possibile godere degli itinerari in Campania anche durante la stagione fredda.
Di certo, la cosa migliore da fare se si vuole un’immersione totale nella natura condita da itinerari che consentano di conoscere meglio lo splendore della Campania, è prenotare un soggiorno in agriturismo: agriturismo e trekking in Campania sono due cose che vanno molto d’accordo, anche perché di solito chi gestisce un agriturismo è un esperto dei dintorni e il più grande fan del territorio che circonda la sua azienda!
Per cominciare vi consigliamo un itinerario facile facile per chi non è abituato ancora a camminare, in modo da poter iniziare con calma ad amare il trekking e le sue tante virtù.
Trekking alle Gole del Calore
Fra i percorsi di trekking in Campania più gettonati: le Gole del Calore offrono la possibilità di affrontare semplici passeggiate sulle sponde del fiume o percorsi più impegnativi, adatti a trekker esperti.
Per iniziare vi consigliamo di passeggiare lungo la sponda del fiume, godervi la natura selvaggia e il silenzio ovattato rotto dal rumore delle acque del Calore.
L’itinerario è lungo circa 8 km, si parte dall’Oasi di Remolino, a Felitto che è anche il punto finale del percorso, una sorta di anello che segue la sponda del Calore e conduce, attraverso un sentiero che presenta quale dislivello ma nulla di insormontabile, di nuovo fino all’area attrezzata.
Volete altri consigli su itinerari di trekking in Campania?
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