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La vitamina D è un elemento essenziale per la buona salute delle ossa e, in generale, per l’intero organismo. Ha infatti molteplici funzioni. Serve a fissare il calcio nelle ossa, rendendo possibile il suo assorbimento nel tratto digestivo. Inoltre rafforza il sistema immunitario e migliora le funzioni muscolari e cardiovascolari. Secondo alcuni studi, ha anche degli effetti positivi contro alcune tipologie di tumore, che riguardano soprattutto il colon e il seno.
Una sua carenza è stata correlata a diversi tipi di patologie. Dal diabete all’infarto, dall’Alzheimer all’asma e addirittura alla sclerosi multipla.
I diversi benefici derivanti dalla vitamina D spiegano perché sia indispensabile per l’intero organismo a tutte le età, ma soprattutto per anziani e bambini. Insieme al calcio, nei primi aiuta a contrastare osteopenia e osteoporosi; mentre nei più piccoli garantisce una crescita adeguata.
Come “fare il pieno” di vitamina D
La vitamina D si assimila in parte attraverso l’alimentazione, ma soprattutto grazie all’esposizione al sole, circa l’80%. Viene infatti prodotta dalla pelle con l’azione dei raggi solari, in particolar modo nel periodo dell’anno che va da aprile a settembre. L’efficacia della radiazione solare è determinata da diversi fattori, ad esempio dalla pigmentazione cutanea, dalla latitudine, dal momento della giornata e dalla stagione. Ma dipende anche dall’inquinamento atmosferico, dalla percentuale di cute esposta, dal tipo di abiti indossati e dall’eventuale utilizzo di filtri solari.
In generale, alcuni studi hanno rilevato che un’esposizione di 15-30 minuti, tra le 10.00 e le 15.00, 2 volte a settimana su viso, braccia a gambe senza creme protettive possa essere sufficiente per una corretta sintesi di vitamina D. Da controbilanciare con gli effetti dannosi dei raggi ultravioletti e comunque sempre prendendo in considerazione le caratteristiche personali.
Per quanto riguarda i cibi che la contengono in buone quantità, la lista è piuttosto ridotta. Tra questi ci sono alcuni pesci (come salmone, sgombro, orata, palombo e aringa), tuorlo d’uovo, latticini e formaggi, olio di fegato di merluzzo. Sul mercato ci sono poi alcuni prodotti “fortificati”, come alcuni cereali per la colazione.
L’importanza del calcio
Unitamente alla vitamina D, è necessario assumere quotidianamente le corrette quantità di calcio a seconda dell’età. Questo importante minerale è contenuto in particolar modo nel latte e nei suoi derivati, come i formaggi. Anche altri alimenti però ne sono ricchi. Questa è una buona notizia per chi, a causa di problematiche legate a intolleranze e allergie, oppure per una scelta etica, non può mangiare prodotti contenenti lattosio o di derivazione animale. Tra i cibi che contengono più calcio ci sono la frutta secca, le arance, le verdure a foglia larga, i semi di chia e di lino e i legumi. Anche l’acqua minerale, sia in bottiglia che del rubinetto, risulta essere una buona fonte di calcio.
Secondo i dati pubblicati nel 2014 dalla Società Italiana di Nutrizione Umana, il fabbisogno umano di calcio è tra i 500 e i 1100 milligrammi al giorno e varia a seconda dell’età. I bambini tra 1 e 3 anni dovrebbero assumerne 500 milligrammi, tra 4 e 6 anni 700 milligrammi, tra i 7 e 10 anni 900 milligrammi. Durante l’adolescenza si arriva anche a 1000-1100 milligrammi.
Interferenze sulla sintesi di vitamina D
Ci sono però dei disturbi, delle patologie e degli stili di vita che possono interferire con una corretta sintesi di vitamina D. Negli adulti entrano in gioco l’obesità, l’abuso di alcol, il fumo, la scarsa attività fisica e l’età.
La questione della corretta sintesi di vitamina D nei neonati e nei bambini ha alla base problematiche differenti. I neonati non possono prendere il sole nei primi sei mesi di vita. In generale, con i bimbi da un anno in su, bisogna assumere le dovute precauzioni. Ossia evitare le ore più calde e utilizzare creme solari con una protezione molto alta, in modo da evitare pericolose scottature. Se il bambino poi trascorre molto tempo in casa, oppure in luoghi chiusi, potrebbe quindi verificarsi un deficit di vitamina D.
Un altro fattore che può incidere è un allattamento prolungato senza che la madre assuma un integratore di questa sostanza. Il latte materno infatti non ne contiene in grandi quantità e una sua carenza può diventare un problema anche per il figlio.
Cosa comporta l’ipovitaminosi nei bimbi
Un deficit di vitamina D – definita ipovitaminosi – nei neonati può essere causa di diversi disturbi.
Nei più piccoli lo stato vitaminico D è influenzato da alcuni fattori, come l’etnia, la stagione di nascita e dall’eventuale profilassi materna durante la gravidanza. Nei bambini e negli adolescenti le quantità di vitamina D nell’organismo sono influenzate dall’etnia, ma anche dall’indice di massa corporea e, ovviamente, dall’esposizione solare.
Un bambino che non presenta quantità adeguate di questo elemento nell’organismo potrebbe sviluppare una patologia molto seria: il rachitismo.
Questa malattia è tipica dell’età evolutiva. Si presenta infatti prima della saldatura delle epifisi delle ossa lunghe, colpendo soprattutto le ossa in rapido accrescimento come il cranio, le coste, il polso, le ginocchia e le caviglie. Si arriva così a delle deformazioni, con conseguente disabilità. È ancora presente sia nei paesi industrializzati – anche se in maniera molto meno diffusa rispetto al passato – che in quelli in via di sviluppo.
Il rachitismo può manifestarsi dai 6 ai 24 mesi di età e se non trattato, oppure se non viene curato in tempo, può anche portare appunto a deformità ossee permanenti.
Questa malattia però non è l’unica conseguenza della mancanza di vitamina D. Alcuni studi si stanno concentrando sugli effetti extrascheletrici e hanno evidenziato alcune correlazioni, ad esempio, tra ipovitaminosi e un incremento dell’incidenza di infezioni respiratorie e dermatite atopica.
Ma quali possono essere i sintomi di una carenza di vitamina D nei bambini? Spesso non sono visibili, quindi è necessario controllare alcune caratteristiche del corpo. Ad esempio un cranio troppo morbido, un ritardo nel camminare o la difficoltà nel sedersi, una crescita povera, deformità ossee o un sistema immunitario particolarmente debole potrebbero indicare la presenza di questa problematica.
L’integrazione di vitamina D per i neonati
La profilassi di vitamina D è consigliabile fin dai primi giorni di vita e deve proseguire per tutto il primo anno di vita del bambino, indipendentemente dal tipo di allattamento. In realtà mantenere dei buoni livelli di vitamina D è un obiettivo da perseguire anche durante la gravidanza, perché una eventuale carenza può impedire la corretta formazione dello scheletro fetale e persino dei denti. Un’integrazione è raccomandata alla donna nel caso ci siano determinate condizioni, ossia:
- un’elevata pigmentazione cutanea;
- una rara esposizione al sole;
- un’alimentazione molto povera di vitamina D;
- obesità.
Spesso le gestanti assumono vitamina D senza neanche rendersene conto, perché è presente in alcuni preparati già raccomandati per l’assunzione di acido folico. Vale comunque la pena controllare ed accertarsene, per una gravidanza più tranquilla e sicura.
Sono diversi gli integratori di vitamina D presenti sul mercato ed è quindi necessario chiedere un consulto al proprio medico. Per i bambini sono disponibili in forma liquida, da somministrare in gocce. In questo modo è possibile, all’occorrenza, aggiungerle al cibo.
L’integrazione di vitamina D per i bambini
Tra il primo anno di vita e fino alla maggiore età possono presentarsi delle condizioni che richiedono un’integrazione di vitamina D. Tra queste, ovviamente, una ridotta esposizione al sole oppure l’utilizzo costante di filtri; ma anche un regime alimentare particolare – come quello vegano – oppure sovrappeso e obesità. Il grasso infatti tende a “sequestrare” la vitamina D, rendendola meno disponibile per l’organismo. Mantenere il peso forma è fondamentale anche per questo motivo.
Possono verificarsi poi dei problemi di salute, che interferiscono con la sintesi di vitamina D, come l’insufficienza epatica e renale cronica, i malassorbimenti – dovuti, per esempio, alla celiachia -, le terapie croniche o l’immobilizzazione. In questi casi, seppur non proprio comuni, è consigliabile una profilassi.
Altrimenti, a parte il primo anno di età, per permettere a bambini e ragazzi una corretta sintesi di vitamina D, basta seguire delle semplici raccomandazioni, valide anche per la loro salute generale. Ossia alimentazione equilibrata, esercizio fisico costante e tanta attività all’aria aperta. Tre semplici regole che garantiscono un benessere psico-fisico per tutta l’infanzia.
La vitamina D è un elemento fondamentale per la corretta crescita dei bambini, sia da un punto di vista scheletrico che muscolare. Lo sviluppo osseo, in particolare, avviene nei primi 20 anni di vita. Diventa quindi strategica la prevenzione fin da piccolissimi, con l’obiettivo di raggiungere l’osso quantitativamente e qualitativamente più adatto a mantenersi integro per il resto della vita.
La salute dei futuri adulti va quindi costruita iniziando fin dalla tenera età, e passa anche attraverso la corretta sintesi di vitamina D.
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