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Nelle ultime settimane la Foresta del Nord in Siberia non ha smesso di bruciare, il fuoco ha già distrutto circa 3 milioni di ettari di foresta e le sostanze rilasciate rischiano di mettere a rischio i ghiacci artici. A lanciare l’allarme per il pericolo ambientale è Greenpeace Russia, che tenta di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sui danni che gli incendi scoppiati in Siberia potrebbero causare ai ghiacci artici.
Secondo gli esperti, a far presagire il danno ambientale sarebbero le enormi quantità di Co2 sprigionatesi nell’atmosfera in queste ultime settimane e il fatto che queste sostanze tossiche abbiano già raggiunto l’Alaska.
Un comunicato degli attivisti di Greenpeace spiega: “Nonostante le dichiarazioni delle autorità, l’intensità degli incendi non sta diminuendo”.
Il Cremlino, secondo Greenpeace, ha peccato di superficialità. E’ vero, infatti, che nel periodo estivo non mancano piccoli roghi che generalmente si estinguono in maniera autonoma, ma è anche vero che se la situazione è oggi così pregiudicata, forse non sono state adottate tempestivamente azioni per prevenire un tale disastro ambientale.
Sembra che le sostanze tossiche, prodotte dai circa 200 incendi scoppiati in Siberia nelle ultime settimane, siano già state sospinte dai venti fino alle coste artiche e che qui possano accelerare il processo di scioglimento dei ghiacci. I fumi prodotti dai roghi, infatti, depositandosi sulla superficie del ghiaccio la renderebbe meno riflettente nei confronti dei raggi solari e quindi più a rischio di scioglimento.