Product Description
Dalla fine della seconda guerra mondiale agli anni ‘70, quindi negli anni della cosiddetta Golden Age (età d’oro), sono nati, insieme alla televisione stessa, un ampio ventaglio di programmi innovativi e format televisivi; prodotti di grande impatto e di alta qualità, capaci di attirare il pubblico. Secondo alcuni studiosi si può individuare anche una seconda età dell’oro, a partire dagli anni ‘80, grazie all’affermazione di alcune serie televisive di grande successo. Originalità dei modelli narrativi e peculiarità nella promozione e distribuzione degli stessi (ad esempio la distribuzione su più piattaforme mediatiche) sono le caratteristiche di questa nuova stagione.
Così, anno dopo anno, le serie televisive di buona o ottima qualità si sono diffuse sui mercati televisivi nazionali ed hanno persino raggiunto tutto il mondo. Sono proprio questi prodotti di alta qualità ad essere chiamati dagli studiosi di televisione quality television, cioè televisione di qualità, che si distinguono quindi per “uno stile peculiare, che essi riconducono a contenuti , a sceneggiature e a costruzione visiva di particolare valore.” Come sostiene Kristin Thompson, la quality television è caratterizzata da un cast di un certo livello (e in Peaky Blinders troviamo Cillian Murphy, Tom Hardy, Sam Neill, Helen McCrory giusto per citarne alcuni), dall’ibridazione di generi, dall’autoriflessività e da una spiccata tendenza verso il realismo.
Le serie, inoltre, accompagnano periodi di visione molto lunghi e ampi rispetto ai film, ad esempio per la re-visione di intere stagioni. Gli universi diegetici non sono solamente mutevoli ed espandibili, ma sono anche duraturi, permanenti. Permanenti cioè “che durano nel tempo, che hanno una durata materiale con un forte potere di condizionamento delle risorse temporali dei fruitori” (Innocenti, Pescatori, 2008, p.61). L’enunciazione di tutte queste caratteristiche è utile per addentrarci in una specifica serie televisiva: Peaky Blinders, inscrivibile nella cosiddetta quality television.
PEAKY BLINDERS
Peaky Blinders è una serie televisiva britannica, nata nel 2013 e creata da Steven Knight. Prodotta dalla BBC e visibile su BBC Two, secondo canale televisivo generalista del servizio pubblico britannico BBC, ma anche su Netflix, celebre servizio di streaming a pagamento. Attualmente sono state prodotte 4 stagioni con 6 episodi a stagione della durata di 60 minuti ciascuno.“Peaky Blinders” letteralmente significa “paraocchi a punta”, formula che denota sia la caratteristica del berretto, un po’ affusolato, sia la pratica di cucire delle piccole lame nella visiera dei berretti. I Peaky Blinders furono una vera e propria gang criminale attiva a Birmingham nel XIX e XX secolo. Nella serie, infatti, ci troviamo nella Birmingham anni ‘90, più precisamente nel 1919; la guerra è fisicamente conclusa, ma ben viva nelle menti. Guerra che ha sfiancato non solo i corpi, ma anche gli spiriti. In questo clima difficile, dominato dalla povertà e dalla criminalità, i Peaky Blinders sono appunto una gang che opera nel quartiere di Small Heath (luogo in cui avvenne realmente il loro primo assalto omicida). Thomas Shelby, pur non essendo il primogenito, è il Boss: personaggio carismatico, deciso, cambiato dalla durezza della guerra e forse ora più forte di lei, determinato, privo di scrupoli, tanto da fronteggiare a viso alto il poliziotto Campbell, inviato in città per cercare di ripulirla dalla delinquenza. Arthur Shelby, fratello maggiore, è un po’ più insicuro ma soprattutto emotivo: è nel suo personaggio (e anche in quello di Thomas) che rivediamo spesso gli echi e le ferite della guerra. L’altro fratello che insieme a Thomas ed Arthur opera nella gang è John.
Occhio sveglio e vigile è quello di zia Polly, tesoriere dell’intera organizzazione e spalla per Thomas (Tommy). Le vicende ruotano attorno alle decisioni che prende Tommy, alle reazioni dei suoi fratelli a quest’ultime, agli imprevisti e ai colpi di scena, allo spingersi sempre oltre senza volersi mai fermare. Ed è questa la situazione tipica, caratteristica, se vogliamo citare Eco, di questa serie televisiva. In ogni episodio ci sono degli imprevisti ogni volta affrontati a muso duro, grazie ai piani lungimiranti di Tommy, che, a volte, sconvolgono gli equilibri dell’intera organizzazione. Le decisioni di Tommy, tra l’altro indiscutibili, spesso creano scompiglio e si scontrano con le idee del fratello maggiore Arthur, sempre un passo più cauto (ragion per cui non può essere il Boss). Ad esempio, nel voler entrare a far parte delle corse truccate, Tommy non esita un secondo, mentre Arthur non vorrebbe calpestare i piedi a Billy Kimber, padrone di questo giro.
La serie si presenta come un crime drama e durante tutte e quattro le stagioni possiamo riscontrare anche la sua anima pulp:
quello dei Peaky Blinders è un mondo fatto di risse, violenze, di sangue, di accordi ed alleanze sottobanco ma anche di sesso ed imprecazioni. L’occasione che fa iniziare la carriera da gangster ai tre fratelli e dà inizio alla storia è un carico di armi arrivato per sbaglio agli Shelby e che Tommy decide di tenere per sé. L’antagonista del nucleo centrale (composto dalla gang) è l’ispettore Campbell, poliziotto arrivato da Belfast per risolvere la questione delle armi e della delinquenza diffusa a Small Heath. Personaggio efficace nel suo ruolo austero, disposto a fare qualunque cosa per sgominare la famiglia Shelby ma ricorrendo lui stesso a metodi poco ortodossi. Interessante anche il personaggio di Grace, dal passato poco chiaro, che ora lavora in un pub frequentato dalla famiglia Shelby e che avrà un ruolo fondamentale per le indagini del poliziotto Campbell.
GLI ECHI DELLA GUERRA
Soffermiamoci meglio sul periodo storico: 1919. L’esperienza della guerra era un’esperienza a tutto tondo: tutti i sensi ne rimanevano coinvolti, o meglio sconvolti. Peaky Blinders ce ne da più volte esempio. Thomas sente spesso voci, echi, soprattutto durante la notte: sintomo della guerra che violenta l’udito a causa dei continui bombardamenti. In guerra ci si fa forza da soli, si conta su se stessi e basta. Ed è proprio questo pensare di continuo a soluzioni a tenerlo sveglio e occupato. E’ invece nella notte o nei momenti di apparente calma, che tutti i traumi della guerra bruciano; Thomas diventa vulnerabile, suscettibile a paure e allucinazioni. La sua capacità di pianificare lo salva ogni giorno. Lo salva, ma non del tutto. Ha comunque bisogno di sostanze, di sesso, ha bisogno di pianificare per sentirsi al sicuro, anche se completamente al sicuro non lo è mai.
IL RUOLO MASCHILE
L’immagine filmica è dominata da personaggi maschili e tutta “l’architettura” dà spazio alle loro figure. I luoghi più comuni sono i pub, le strade di Small Heath, il locale per le scommesse, l’ippodromo, la palestra di pugilato, quindi luoghi che privilegiano la figura maschile. La gang dei criminali è formata dai tre fratelli, a cui nel corso delle stagioni si aggiungeranno Finn, il fratello minore e Michael, il figlio di Polly. L’antagonista è un uomo, l’ispettore Campbell, gli scommettitori sono uomini, gli aiutanti della gang sono altri uomini e tutti i probabili alleati o nemici della gang sono uomini: Alfie Solomons, Billy Kimber, Freddie Thorne, Sergeant Moss, Derby Sabini, Padre John Hughes, Ruben Oliver, Luca Changretta e così via. I ruoli delle donne sono pressoché passivi: l’amore di Ada per Freddie viene continuamente ostacolato dai suoi fratelli, le opinioni di Esme e Linda, ormai parte della famiglia in quanto mogli, vengono sentite ma mai completamente ascoltate. Vengono scartate a priori. Caso particolare è quello di Grace, di cui si innamorerà Thomas e a cui Thomas riuscirà a dire di si. Il potere della narrazione è affidato all’occhio vigile di Thomas, in cui lo spettatore si identifica. Una scena in cui ce ne accorgiamo è quando Thomas incontra Billy Kimber a Chettenam, per proporre un accordo che li vedrà alleati contro i Lee. Thomas si guarda continuamente intorno, vede e scruta Billy Kimber prima che quest’ultimo si accorga della sua presenza.
PECULIARITA’ E TRATTI CARATTERISTICI
Ma cosa salta all’occhio nella visione di questa serie televisiva? Vari elementi, tra cui l’abbigliamento, rigorosamente monocromatico. I Peaky Blinders indossano abiti classici completi del gilet, a cui è sempre appeso un orologio da taschino, e della camicia bianca abbottonata fino al collo, con la cravatta o il papillon. Non possono mancare il cappotto di lana lungo e l’inconfondibile berretto (newsy cap). E magari una bella sigaretta in bocca. Anche le donne portano cappelli e usano vestiti e cappotti lunghi (vedi la pelliccia di zia Polly). Un’altra peculiarità è il taglio di capelli, diventato un must anche per i fan più accaniti, tanto che se in Inghilterra si chiede a un barbiere il “peaky cut”, quest’ultimo saprà cosa fare. I capelli sono rasati ai lati e nella parte posteriore della testa. E’ grazie alle scenografie e appunto ai costumi d’alto livello che siamo immersi nell’atmosfera industriale (vedi i ricorrenti fumi, le fabbriche e i suoi rumori) della Birmingham degli anni ’20. Un valore che rimarrà una costante in tutta la serie è quello della famiglia; la famiglia viene prima di tutto. E da qui scaturisce la fiducia degli uni verso gli altri, la collaborazione (per quanto possibile), l’aiutarsi a vicenda (nel bene e soprattutto nel male) e l’essere uniti. Un brevissimo dialogo tra John e Michael nella quarta stagione chiarisce questo punto:
“And we’re the Peaky f***ing Blinders” “No, we’re not John. We’re not the Peaky f***ing Blinders unless we’re together”
In sostanza si è famiglia se si è uniti, se si combatte dalla stessa parte. Ricorrente e caratteristico è il celeberrimo “By order of the Peaky Blinders” detto (tantissime volte da Arthur) prima di un’azione come la vendetta in un pub, una rissa o cose del genere. Il dialetto parlato è il cosiddetto Brummie, cioè quello degli abitanti di Birmingham ed è proprio questo intercalare inglese che dà un tocco alla serie e diventa così un must guardare gli episodi in lingua originale.
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